"Pillole di Sport" - Newsletter n. 1 

Ottobre 2013

Carissimi/e, un salutone !!

Come preannunciato, inauguriamo uno strumento che vuole essere occasione di riflessione e condivisione di idee e sentimenti tra allenatori e dirigenti dell'A.S.D. Bresso 4.

Saranno racconti, situazioni, segnalazioni ..., tutte cose rigorosamente relative al mondo dello sport, capaci, però, di stimolare una nostra riflessione utile, speriamo, alla nostra attività di educatori e allenatori.

In futuro speriamo che questo strumento possa evolvere anche in uno strumento di dialogo e confronto con atleti (e magari con famiglie) ... andando oltre i semplici post con i risultati delle gare o i commenti tecnici, naturalmente.

La prima proposta riguarda un racconto (di storia vissuta), che ho scritto ultimamente ... è una riflessione sul tema del "sogno" che il momento sportivo apre, per i più piccoli ma anche per i più grandi.

E' solo un'occasione di riflessione. Sottolinea delle tesi presenti e vere ... a noi capire e valutare quali  meglio applicare per la nostra squadra, per la nostra società sportiva ...

Come tante cose nello sport, esistono tanti aspetti ... tutti veri e degni di nota ... la grande sfida di chi vuole crescere e far crescere con lo sport è proprio quella di considerare tutti questi aspetti, bilanciarli e trovare una soluzione "su misura" per la squadra che ci è stata affidata.

Non esiste una ragione più valida dell'altra ... dipende !!

Buona lettura (spero ... l'articolo è proprio appositamente corto corto ....) ... e se qualcuno vuole commentare, aggiungere, ecc... ben venga !!

A presto ... sui campi

Un abbraccio

 

Antonio Z

A.S.D. G.S. Bresso 4

“Certo, i bambini con le magliette di allenamento tutte uguali sono belli … ma quando usavo la maglia di Badiali …”

di Antonio Zambelli – A.S.D. G.S. Bresso 4 – 11/10/2013

Parlando con gli amici del mio gruppo sportivo, ci siamo confrontati sul tema delle maglie di allenamento uguali per tutti.

Per alcuni il fatto di dotare gli atleti di maglie di allenamento uguali permette il rafforzamento dello spirito di gruppo e di squadra. Vedere un gruppo coeso che si allena e si muove indossando un unico colore, trasmette, cioè, una idea di società e di gruppo più gasante.
Indubbiamente chi porta avanti queste considerazioni ha valide ragioni: è bello vedere un gruppo che svolge attività sportiva unito e vestito con gli stessi colori, e questa cosa può anche essere occasione di orgoglio e forte motivazione.

Ritornano alla mente le immagini del film “Momenti di gloria”, di qualche anno fa, che racconta la storia della squadra olimpica inglese alle Olimpiadi di Parigi del 1924 … con gli atleti di corsa sul bagnasciuga, fianco a fianco, orgogliosamente vestiti di bianco … sulle famose note di Vangelis.
Certo, occorre dire che, spesso, questa cosa appaga anche l’occhio del genitore, pronto a commuoversi nel vedere il suo “piccolo” ben vestito e tutto pronto per l’allenamento, quasi fosse pronto anche per l’esordio in massima serie.

Io, però, ricordo i tempi, ahimè un po’ andati, di quando giocavo e mi allenavo con assiduità.
Ero un pallavolista e, devo dire, che quello della scelta della maglia di allenamento … era decisamente il momento sportivo per me più “intimo” e importante.
La maglia dell’allenamento era, infatti, un segno di cosa provavo in quel momento, un segno della mia anima profonda ! E anche l’allenamento era vissuto sottolineando quello spirito.
Scegliere la maglia significava già impostare l’allenamento:
… la maglia nera (con i risvolti arancioni!) e i relativi pantaloncini neri … significava “giornata da dimenticare”, a cui contrapporre il “black” totale, quasi per scacciare le nubi nere …
… la maglia spiritosa (e i pantaloni presi a caso) … significava “giornata divertente”, vissuta in modo molto rilassante …
… e poi c’era la maglia di Badiali, il n. 10 della Kutiba Falconara. Gianfranco Badiali è stato un giovane campione, schiacciatore, poi prematuramente scomparso nel 1988. Era un grandissimo talento ed eravamo quasi coetanei … Portare la sua maglia, avuta per una fortunata occasione … mi dava la carica della serie A !

Io non sono mai arrivato a giocare in serie A … ero bravino, ma non così tanto… e poi ero troppo basso per gli standard del massimo livello … ma indossare la maglia di Badiali mi faceva vivere allenamenti da serie A, anche se ero ben cosciente dei miei limiti !
Il tessuto, piuttosto spesso, ben diverso dalle maglie attillate usate oggi, si imbeveva di sudore. Le maniche, rigorosamente lunghe, venivano spesso arrotolate verso l’alto, per far respirare i polsi e le braccia …

Il momento dell’allenamento è forse il momento più personale ed intimo dell’atleta … il momento in cui si può cullare il sogno di fare sport, viverlo nel profondo (anche se si è coscienti di cosa è la realtà) … in una parola, è il momento principale in cui poter lasciare andare la propria fantasia, che è parte vitale del perché noi facciamo attività sportiva.
Poi arriverà la partita, dove l’indossare tutti la maglia della propria società rappresenta un momento unico e ricco di orgoglio e soddisfazione, in cui sentirsi squadra … ma questa è un’altra storia…

E anche ai nostri piccolini che arrivano ad allenarsi al campo con la maglia dell’Inter, del Milan, del Napoli, … perché togliere la bellezza di sentirsi per due ore al “top del top” ? Useranno, sì, quelle maglie anche per andare allo stadio … ma lì vivranno sensazioni diverse, da tifoso e non da atleta, come invece possono fare in allenamento.

Come accade spesso nello sport, anche il dibattito sulle maglie di allenamento uguali non ha una soluzione univoca, perché dipende da tanti aspetti … però, se dovete parlarne, ricordate anche la mia maglia di Badiali.