Gli occhi, i cuori, la speranza

Selfie-Opera_S_FrancescoOsservo gli occhi azzurri di Irene, mentre in Metropolitana stiamo raggiungendo L’Opera S.Francesco.

Ho già telefonato a Vittorio e Davide, che arriveranno in moto, e ascoltato le impressioni e le aspettative di Stefano, tra una fermata e l’altra : le loro voci sono serene.

Anche per me è una prima volta: altre esperienze di incontro con la povertà le ho fatte, ma spesso lontano dalla mia Milano. (Noi Bressesi ci sentiamo a pieno titolo tali). Invece oggi, anziché passeggiare nelle vie della Moda, al posto del solito Happy Hour ci fermiamo davanti ad una Chiesa.

Entriamo nel chiostro, accolti da Padre Giansandro, e già respiriamo l’aria buona della gente che si dà da fare. Ma la cronaca si ferma qui, lascio che la curiosità di ciascuno venga soddisfatta attraverso la propria personale esperienza di volontariato che, magari, leggendo, vorrete provare accogliendo l’invito del Bresso 4 e del CSI a mettersi in gioco dedicando due, tre ore al prossimo.

Perché il cuore del racconto è proprio in questa parola, il prossimo.

Il vicino. L’uomo, vecchio e giovane, che nelle prossime ore mi passerà accanto, per andare a farsi una doccia – accordata una volta alla settimana – è siriano, maghrebino, italiano, bulgaro, romeno, africano…
Il mio prossimo è l’Uomo.

A dispetto delle diverse etnie, del peso, dell’età, delle infermità varie, mentali e fisiche, non ci sono differenze. Di tutti colgo lo sguardo, incrocio furtivamente gli occhi. Ecco, gli occhi. Balena in tutti – in tutti – la stanchezza, fa capolino la sconfitta. Non c’è serenità, non c’è più nemmeno l’attesa, la prospettiva. Li vedo utilizzare il rasoio quasi con rabbia, spesso tagliando la pelle indurita da tempo ed età. Li vedo spalmarsi il profumo, spruzzato dalla volontaria sulle loro mani rugose, e li vedo vestirsi con i loro nuovi indumenti distribuiti dall’Opera, cercando di soddisfare le esigenze di tutti: ma quei vestiti sono fuori misura, al pari della loro vita.

Passo loro la canna per pulire ciò che hanno usato. Alcuni hanno un sussulto d’orgoglio, probabilmente non gradiscono la mia presenza, vorrebbero essere fuori, via da questa situazione.

Non so se mi invidiano, supponendo che tra qualche ora sarò nella mia casa, con mia moglie e i miei figli, il mio frigo pieno e il mio maxi-televisore acceso su Sky, mentre mi appisolo sul divano. Forse sì.

Credo di percepire che non sperano più. Non credono. Alcuni nemmeno pensano, mi dico.

Papa_TallaFinchè, nell’anticamera, in attesa del guardaroba e della doccia, una voce di antica memoria.

Non ci credo, Papa Talla….l’amico senegalese, il mio fratello africano, il compagno di squadra al Bresso 4 nei leggendari Open anni ’90, il fenomenale e simpaticissimo Talla, fantasista mancino dal sorriso improbabile e il fisico dinoccolato e watusso… Entrambi i cuori, il mio e il suo, si riaccendono e davanti al composito e attonito gruppo di frati, volontari e povera gente ci abbracciamo felici, dopo vent’anni di silenzio….

Ecco, i cuori….sono capaci di superare gli sguardi della sconfitta.

Ora si tratta di recuperare la speranza, che anche nei suoi occhi pare smarrita.

Occorrono altri occhi, in tutti noi: occorre passare dallo sguardo del compatimento e della pena alla rivincita dei cuori e della speranza. La lezione dell’amicizia attraverso lo sport è proprio questa: in barba alla razza, alla religione ( Talla è musulmano), una fiammella d’amore fraterno creata allora, tra un cross e un gol, e mai spenta, si è fatta largo tra le nostre lacrime (le sue di rimpianto….: le mie, di cosa ?) e ora con occhi nuovi dobbiamo generare, ricreare la speranza. Non è facile.

Ma sono certo sia possibile, perché al termine del servizio, nelle voci di Vittorio e Davide, negli occhi di Irene e Stefano ho avvertito una vibrazione nuova, ho visto una luce che prima non c’era.

“Siamo Parti, Medi, Elamiti…eppure li abbiamo sentiti parlare nelle nostre lingue”….(AT 2, 9 – 11)

Lo Spirito dona occhi nuovi, regala carismi inaspettati ai cuori: sembra che l’indomani non porti nulla, ma la speranza è in fondo al cuore DI TUTTI, e aspetta solo di essere spolverata.
A cominciare da un paio d’ore in mezzo a quel prossimo che aspetta, e necessita del nostro tempo e del nostro abbraccio.

Alberto